La Maison Blanche (Umbi Studio) Modena
1984, ma anzichè essere Orwell è Ivano Fossati.
Io ci tengo sempre a ricordare che Ivano Fossati non è solo il grande autore che tutti conosciamo, ma è anche uno dei produttori italiani più geniali che abbiamo avuto, che poi a un certo punto della sua carriera ha deciso di delegare ad altri questo compito, peccato!
Per fortuna nel 1984 aveva ancora voglia di giocare, di sperimentare, di inventare sempre cose nuove. A questo proposito decise di entrare in studio con me e con Elio Rivagli per un nuovo album. Questa squadra era già più che collaudata sia con Mimì che con Loredana, nonchè anche fuori dalla musica in senso stretto. Ma questo è un altro film. Decidemmo di andare alla “Maison Blanche” da Umbi Maggi, vicino Modena. Una bella casa in campagna, molto grande, con lo studio nel salone e parecchie camere a nostra disposizione. Non avevamo orari, potevamo lavorare di notte, di giorno quando volevamo. Dovevamo solo comunicare alla mamma di Umbi, con un giusto anticipo, quando volevamo mangiare. Come fonico arrivò dall’inghilterra Alan Douglas, il quale come prima cosa, per due giorni si chiuse in regia e smontò tutto il mixer per pulire tutti i contatti. Per noi tre non fu un problema perchè trascorremmo il nostro tempo nel modo a noi più congeniale, cioè mangiando, bevendo e cazzeggiando, che dopo il suonare era ciò che ci riusciva meglio. Un altro bel po’ di tempo richiese la microfonazione della batteria, Alan mise microfoni ovunque; nella tromba delle scale per esempio. Questo microfono fu molto importante infatti per il suono della batteria! Ci raggiunsero poi gli altri: Gilberto Martellieri per le tastiere, Bernardo Lanzetti che si sarebbe occupato delle sequenze elettroniche e che per lo scopo si allestì una stanza al piano di sopra, nella quale avrebbe realizzato le sequenze intanto che noi facevamo le basi. Più avanti nei lavori arrivò anche Phil Palmer per le chitarre. Lo ricordo come un periodo bellissimo, in cui ci si divertiva molto ma si lavorava anche molto senza quasi accorgercene. Abbiamo sperimentato molto, sia a livello di sonorità che negli arrangiamenti. Serate, anzi nottate a parlare, anche a discutere animatamente in cucina e poi di là in studio a provare e riprovare e poi ancora rifare una canzone, un passaggio. Se ti alzavi di notte perchè avevi in mente una frase di basso per il pezzo su cui avevi lavorato di giorno, trovavi qualcuno in cucina che stava preparando uno spaghetto, oppure un’altro al pianoforte che provava una cosa per il giorno dopo. Questo clima diede i suoi frutti comunque, perchè ancora oggi quel disco è decisamente innovativo dal punto di vista degli arrangiamenti e delle sonorità. Infatti fu proprio “Ventilazione” a suscitare la curiosità di Francesco De Gregori, mentre stava registrando il suo disco “Scacchi e Tarocchi”.
Ivano, Elio, Bernardo Lanzetti, Alan Douglas ed io.
Ancora innamorati dei libri di Fantozzi, Ivano ed io, ci immaginammo ospiti di una casa di riposo per anziani musicisti. Eravamo convinti infatti che la realizzazione di un disco fosse solo un pretesto, architettato dai nostri, si fa per dire “cari”, per liberarsi della nostra presenza. Ma il Cav. Guglielminetti Dott. Guido Antonio aveva capito tutto e non intendeva rendere la vita facile ai nostri carcerieri, quindi non perdeva occasione per sollevare accorate lamentele sulla gestione della Casa Di Riposo stessa e stabilire sempre nuove regole, affiggendole sull’apposita bacheca che ogni giorno si arricchiva di nuove richieste relative al menù, all’organizzazione di gite sociali, oltre che a vere e proprie denunce ai danni degli altri ospiti e della dirigenza.

“La Suora” era quell’entità che controllava ogni nostra mossa e dalla quale dovevamo guardarci. Poteva sbucare da un momento all’altro per infliggerci punizioni esemplari tipo: nasconderci il Parmigiano o annacquarci il vino. Una volta il Gen. Martellieri Gilberto si ritrovò la camera completamente svuotata di tutti i mobili e dei suoi effetti personali i quali, misteriosamente, erano finiti tutti in corridoio. Dovette da solo, nessuno di noi ebbe il coraggio di aiutarlo per paura di ritorsioni, riportare tutto in camera correndo il rischio di essere ulteriormente punito dalla “Suora”.
A volte qualcuno veniva a trovarci per rendere più accettabile la nostra clausura. Maurizio Maggi, il fratello di Umbi, era uno di questi. Sempre allegro, Mauri, ci raccontava delle sue avventure nel mondo là fuori, ascoltava con pazienza le cose che stavamo realizzando, fingendo vero interesse (lui lo sapeva che non sarebbero mai uscite da lì) e riempiendoci di complimenti per l’ottimo lavoro che stavamo svolgendo.
Una volta si presentò anche una signorina, tale Pradella Eleonora, molto carina: capelli rossi, occhi verdi, la quale disse che era stata inviata dalla casa discografica per farci delle fotografie che sarebbero servite poi per la promozione del disco. Naturalmente il Cav. Guglielminetti Dott. Guido Antonio non le credette, ma visto che comunque era una piacevolissima presenza, in quel caso non ebbe lamentele da fare.
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